VELO CRISTIANO VS. VELO ISLAMICO (Oppressione vs. Protezione)


Perché le donne occidentali vedono il velo islamico come simbolo di sottomissione all'uomo?



Le donne cristiane hanno subito in passato un obbligo del velo come simbolo di sottomissione all'uomo. Nel Nuovo Testamento, nella "Prima lettera ai Corinzi" di Paolo (11:7-10) si legge:

11:7 Poiché, quanto all'uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell'uomo;
11:8 perché l'uomo non viene dalla donna, ma la donna dall'uomo;
11:9 e l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.
11:10 Perciò la donna deve, a causa degli angeli, avere sul capo un segno di autorità.


 

 

Mentre n un'altra lettera Paolo dice:

Nelle riunioni delle comunità le donne dovranno tacere perché non è loro consentito di parlare, ma devono restare sottomesse e se vogliono sapere qualcosa lo devono chiedere, a casa, al marito. Devono avere sul capo il velo in segno di umiliazione per la loro bassezza: portare il velo significa vergognarsi a causa del peccato introdotto nel mondo ad opera della donna. L’uomo è immagine e gloria di Dio, la donna è gloria dell’uomo. Non l’uomo deriva dalla donna ma la donna dall’uomo, né l’uomo è stato creato per la donna ma la donna per l’uomo. Sarebbe un bene per l’uomo non toccare donna: il matrimonio è un male necessario valido al solo scopo di evitare la lussuria (remedium concupiscentiae)”. (NT san Paolo, 1 Corinti 14:33-35)

Possiamo notare che,secondo Paolo, vi é una visione di sudditanza della donna rispetto all'uomo nella sua giustificazione del velo (ovviamente vi sono anche altri motivi, ma il punto in questione é di mostrare la presenza di questo concetto per sviluppare la mia tesi in seguito); inoltre la sua giustificazione per l'esenzione dell'uomo dal vestire il velo é dovuta alla figura maschile come immagine di Dio.


Oppure prendiamo Quinto Settimio Fiorente Tertulliano (155 D.C. circa – 230 D.C. circa): un grande teologo cristiano che introduce la teologia trinitaria attraverso una terminologia latina rigorosa, come lo stesso papa Benedetto XVI nella sua udienza del 30/05/2007 ricorda: “Tertulliano compie un passo enorme nello sviluppo del dogma trinitario; ci ha dato in latino il linguaggio adeguato per esprimere questo grande mistero, introducendo i termini «una sostanza» e «tre Persone». In modo simile, ha sviluppato molto anche il corretto linguaggio per esprimere il mistero di Cristo Figlio di Dio e vero Uomo”.
Nel “De Cultu Foeminarum”, Turtilliano dice:“Invano vi affaticate di mostrarvi adorne, invano mettete in opera tanti industriosi parrucchieri: Dio prescrive che voi siate velate, perchè vuole, io credo, che la testa di alcune di voi non sia veduta da nessuno.” (De Cultu Foeminarum. VII; trad. Moricca).



 

Possiamo quindi notare un certo disprezzo per la donna, dove il coprirsi con il velo in testa sembra più che altro una punizione per la donna.



Dopo aver citato Paolo nel Nuovo Testamento e Turtilliano quale autorevole teologo della ortodossia Cattolica, possiamo guardare le autorità nell’Islam, ovvero il Corano e i detti (Hadith) del Profeta Muhammad (Pace e benedizioni su di lui) .
La motivazione del velo islamico é diametralmente opposta a quella di Paolo e Turtilliano, e viene riportata qui:
Allah dice: “O Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate . Allah è Perdonatore, Misericordioso.” (Corano, 33:59).



 

E qui:
Allah ha anche detto: "Di' ai credenti di abbassare il loro sguardo e di essere casti. Ciò è più puro per loro. Allah ben conosce quello che fanno. E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare ..” (Corano, 24:30-31).

 

Mentre il Il Profeta (pbsl) ha detto: “Allah, l’Eccelso il Maestoso, è Ha'yeii (dai Suoi caratteri il Ritegno), Sit'teer (Protettore). Ama Haya (il Ritegno) e il Sitr (che protegge; Copertura).“Il Profeta (pbsl) inoltre ha detto: “La donna che toglie i suoi vestiti in altri luoghi che non siano a casa del suo marito (per mostrarsi a scopi illegittimati), ha rotto lo schermo di Allah su lei.

Nella giustificazione islamica del velo, vi é il concetto di protezione e riconoscimento, in aggiunta alla castità e alla purezza, ma da nessuna parte nel Corano, in nessun Hadith (detto del Profeta), o nessuna autorità religiosa islamica (dei tempi successivi alla morte del profeta ed al consolidarsi dell’Islam), viene mai giustificato (anche solo in parte) il velo come espressione di sudditanza della donna rispetto al’uomo.



 

Anche se l'Islam riconosce il Profeta Gesù (psdl) come il Messia figlio della Vergine Maria e il suo messaggio agli ebrei come messaggio mandato da Dio, non riconosce affatto a Paolo alcuna autorevolezza religiosa sul Messaggio di Gesù, e men che meno la riconosce a Turtilliano.
Come ulteriore conferma della contrapposizione della teoria di Paolo con l'Islam, basta guardare alla sua premessa ("L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio"), una premessa in totale disaccordo sulla figura di Dio, siccome nell'Islam non esiste nessuna creatura (nemmeno l'uomo) che Gli assomigli (Corano, 112:4).

Qui sta il punto del mio documento, ovvero la mancanza di comprensione reciproca e profonda, la mancanza di incontro, dove usiamo lo stesso linguaggio, ma intendiamo due cose diverse.
Per una donna Occidentale, emancipata e dalle radici cristiane, il concetto di velo come sottomissione all’uomo esiste ed é insito nelle sue radici più profonde, nella sua visione religiosa e culturale del cristianesimo cattolico ortodosso, mentre questo aspetto non esiste nella visione religiosa e culturale della donna musulmana.

In poche parole, la donna occidentale non crederà mai alla donna musulmana quando le dice che il velo non é un atto di sottomissione all’uomo (bensì un atto per Dio), e forse noi musulmani dovremmo metterci il cuore in pace ed accettare che vedranno le nostre donne velate sempre e solo sotto quell’aspetto incomprensibile per noi.

Che Dio ci guidi tutti sulla retta via.

Ameen.



P.S.
Questa nota non era scritta per motivare il velo ai cristiani, ma per mostrare le argomentazioni sbagliate di Paolo e Turtilliano, cha hanno portato le donne a ribellarsi a questa visione maschilista del cristianesimo. L'Islam, al contrario, non offre motivazioni di superiorità maschile, dunque il VELO ISLAMICO NON È UN SIMBOLO DI SOTTOMISSIONE ALL'UOMO.
In poche parole il velo é come uno "scudo" con sopra scolpito in caratteri cubitali: "io temo Dio". Oppure il velo è come una conchiglia, non nasconde la perla, ma la protegge.
Se l'uomo non ferma la sua libidine alla prima difesa esterna (il velo che protegge la bellezza della donna dagli occhi estranei), allora la donna velata riesce a comunicare all'uomo che lei teme Dio e che obbedisce al Suo Comandamento di non fornificare.

Fonte
Guarda il video delle donne inglesi nel secolo scorso:

 

Leggi anche: IL VELO EBRAICHE E LA PARRUCCA, QUELLO CRISTIANO E QUELLO ISLAMICO

Commenti