UN PROFETA SANGUINARIO? FALSO.



La storia del Profeta Muhàmmad smentisce la fama di conquistatore violento che la disinformazione imperante gli attribuisce. Breve riassunto della sua vita.



“Maometto ha passato il novanta per cento della sua vita facendo guerre”. Questa è una frase che ho sentito recentemente, pronunciata peraltro da una persona di vasta cultura. E mi sono detto: “Ma se anche le persone di grande cultura dicono cose così sbagliate, evidentemente bisogna scrivere qualcosa per fare chiarezza!”. E quindi, quello che segue, è una brevissima sintesi della vita del Profeta Muhàmmad (già, perché questo è il nome vero di quello che gli occidentali, sulla scia della pubblicistica medievale cristiana, chiamano “Maometto”), incentrata soprattutto a smontare questa fasulla costruzione dell’immagine del “Profeta Guerriero”.



LA VITA: DURATA E FATTI SALIENTI


Il Profeta Muhàmmad (che IDDIO lo benedica e l’abbia in gloria) nacque a Mecca il giorno 22 Aprile dell’anno 571 d.C., e morì il giorno 8 Giugno del 632 d.C. Visse dunque 61 anni.

Fino all’età di quaranta anni, nato da famiglia povera, condusse una vita tranquilla anche se non agiata.

Fino ai venticinque anni, morti i genitori quando era piccolo, e adottato dallo zio paterno, fece dapprima il pastorello per alcuni facoltosi meccani, poi sposò la facoltosa commerciante Khadiigiah, e divenne suo collaboratore nella sua azienda.

A quarant’anni, mentre era in ritiro spirituale in una caverna sul monte Hiraa, gli furono rivelati i primi versetti del Corano. Lui era del resto un monoteista da sempre, e credeva nell’Unico DIO, che però all’interno del pantheon di Mecca era solo una delle 360 divinità cui si prestava culto. Era il 610 d.C.

Da questo momento, e fino al 613 d.C., comincia la sua predicazione privata a poche persone, alcuni parenti e alcune persone a lui vicine. Questo perché la predicazione di un DIO unico, e il conseguente smascheramento delle altre divinità adorate a Mecca come false divinità, contrastavano totalmente con gli interessi delle tribù meccane, che lucravano grassi profitti dal pellegrinaggio che lì si teneva annualmente.

Nel 613 d.C., a seguito di specifica rivelazione divina, inizia la sua predicazione pubblica, che inaugura un periodo di repressioni e persecuzioni, da parte dei notabili meccani, molto duro. Questo periodo ha termine nel 622 d.C., con la emigrazione (Hijrah, in italiano Egira) di Muhàmmad a Medina, dove, accolto e sostenuto dai Medinesi, diviene il capo di uno stato basato sul Corano, e dove viene redatta la Costituzione di Medina, cui aderiscono anche le tribù ebraiche del posto.

Fino a questo momento, la vita di Muhàmmad non ha conosciuto né spade né guerra, ma solo persecuzioni da parte di acerrimi nemici, che si opponevano alla sua predicazione pacifica. Dunque, all’età di 51 anni, Muhàmmad non ha ancora usato la spada.

E dunque, considerando che morì all’età di 61 anni, possiamo dire che un 83% abbondante della sua vita è trascorso senza che lui usasse violenza contro chicchessia.

LE BATTAGLIE

 

Ma i Meccani non avevano alcuna intenzione di lasciare vivere in pace la nuova comunità.

BADR – Nel 623 d. C. essi organizzano infatti un tranello ai danni dei musulmani, e così avviene la prima battaglia, nella località dell’oasi di Badr, che la neonata comunità musulmana fu costretta a combattere, e che vinse nonostante le forze nemiche fossero numericamente soverchianti. Una battaglia non voluta, di legittima difesa, per mera sopravvivenza.

Questa sconfitta non fece però rilassare i dirigenti di Mecca, che al contrario, preoccupati del crescente consenso e rispetto che la comunità musulmana cominciava ad ottenere presso la popolazione della regione, non fecero che organizzare un poderoso esercito di tremila tra fanti e cavalieri.


UHUD – Ci fu così quella conosciuta come la battaglia di Uhud, dal nome di una montagna che si trova alla periferia di Medina. I musulmani furono sconfitti, ma riuscirono a riparare a Medina. Era il 624 d.C., ed anche questa era stata una guerra non di aggressione, ma di legittima difesa.

I meccani naturalmente non demordono, e mettono in piedi una armata di diecimila uomini, che cingono d’assedio Medina, che però i musulmani erano nel frattempo riusciti a fortificare.

Non vi fu battaglia. I meccani posero l’assedio a Medina. Vi furono solo piccole scaramucce, dovute ad iniziative individuali, fino a quando una terribile e prolungata tempesta di vento non costrinse i meccani a levare le tende e tornare a Mecca.

Vi fu però il tradimento della tribù ebraica dei Banu Quràidah, che avevano giurato fedeltà alla Costituzione di Medina. Fu quindi costituito un tribunale per giudicare questo alto tradimento, e fu nominato giudice un uomo di nome Saad, scelto dagli stessi traditori. Costui decretò l’applicazione della legge biblica per i traditori: gli uomini vennero dunque decapitati, le donne e i bambini fatti prigionieri, e i beni confiscati.

Il Profeta Muhàmmad non partecipò in alcun modo né al processo, né al giudizio, né all’esecuzione della sentenza.

Nel 628 d.C. si arrivò ad un armistizio coi meccani, stipulato nella località di Hudaibiyah.

KHAYBAR – Sempre nel 628 d.C., la tribù ebraica medinese dei Banu Nadir tentò dapprima di assassinare il Profeta, poi di organizzare una coalizione di tribù beduine contro la comunità medinese. Ma il Profeta decise di affrontare definitivamente questa minaccia costante, e conquistò dopo una breve battaglia l’oasi di Khaybar dove si erano rifugiati. Il nemico fu sottomesso senza nessun tipo di eccidio.

MU’TA – Nel 629 d.C., a seguito di un orribile eccidio di una delegazione pacifica di musulmani inviata a Costantinopoli all’imperatore bizantino, Muhàmmad organizzò una rappresaglia, una spedizione punitiva di tremila uomini. Dall’altra parte c’erano 100.000 uomini dell’esercito imperiale.

Ci furono molti morti, ma incredibilmente i musulmani riuscirono nell’intento di spaventare e disorientare i bizantini, e poi tornarono a Medina. La battaglia ebbe luogo a Mu’ta, una città in territorio bizantino sulla riva orientale del Mar Morto.

HUNAYN – Dopo la conquista di Mecca, avvenuta senza spargimento di sangue e per mezzo di un accordo coi notabili meccani, nel 630 d. C. vi fu la battaglia di Hunayn, una vallata a sud della città, combattuta contro una coalizione di tribù arabe del sud che non accettavano gli accordi tra i medinesi e i meccani.

La battaglia fu vinta, e cominciò l’era della civiltà islamica.

Due anni dopo, nel 632 d.C. il Profeta Muhàmmad, che IDDIO lo benedica e l’abbia in gloria, morì.

CONCLUSIONI
Da questo brevissimo quadro di fatti storici, è facile per tutti trarre le seguenti conclusioni:

- Le battaglie condotte dal Profeta Muhàmmad furono dunque in tutto CINQUE.
- Furono tutte battaglie esclusivamente DIFENSIVE, cioè di pura legittima difesa. Non servirono cioè a costruire la società musulmana, che era già pacificamente e liberamente costituita, mediante conquiste di territori, ma a difenderla. La cosiddetta “islamizzazione” della zona, finchè fu vivo il Profeta, avvenne successivamente, spontaneamente e pacificamente.
- Dette battaglie si svolsero nell’arco di tempo che va dal 623 d.C. (Badr) al 630 d.C. (Hunayn). Dunque un arco di tempo di OTTO ANNI.
- Otto anni, all’interno dell’intera vita del Profeta Muhàmmad, che fu di 61 anni, rappresentano, in percentuale, meno del 13%.
- All’interno di questi otto anni, il tempo occorso per partecipare a queste battaglie fu di pochi giorni. Dunque, la percentuale della propria vita che Muhàmmad trascorse combattendo, ESCLUSIVAMENTE PER DIFENDERSI, si riduce a circa 0,0000….1 %.

Risulta dunque storicamente infondata e falsa l’immagine di “profeta-guerriero” (che implica, se non approfondita, il concetto di “sanguinario conquistatore”) e di persona che “ha passato il 90% della sua vita a fare guerre”, concetto propagato dalla pubblicistica cristiana medievale, e che troppo spesso viene accettato superficialmente e acriticamente anche da persone oneste e colte.

[di Massimo abdul Haqq Zucchi, civiltàislamica.it]

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