Come i media e gli esperti determinano la nostra visione del resto del mondo


di Edward W. Said 

Covering Islam. Come i media e gli esperti determinano la nostra visione del resto del mondo costituisce l’ideale prosecuzione dei libri che hanno reso celebre Edward W. Said: Orientalismo e La questione palestinese. L’assunto di Said è presto detto: l’imperialismo economico americano ed europeo necessita, per mantenere il suo dominio, di una costruzione simbolica del nemico.

L’Islam, il “diverso”, l’Altro diventano l’oggetto artificiale su cui riversare le inquietudini di un Occidente in preda al panico. Said studia la cronaca giornaliera dei maggiori quotidiani, pesa ciascuna parola proferita nei dibattiti televisivi, smonta con una pratica critica impareggiabile le opinioni interessate degli esperti di geopolitica: ne esce un quadro a tinte fosche delle distorsioni ideologiche praticate dai media, in favore di una chiara strategia militare e politica.


Le analisi di Said forniscono un utile e aggiornato corollario alle tesi foucaultiane sulla costruzione dei discorsi di potere, attraverso uno dei più precisi documenti critici sulle capacità del dominio mediatico di plasmare i fatti e porsi a cavallo del potere politico. La questione palestinese, qui sullo sfondo, resta tuttavia il momento-chiave: negare cittadinanza a un popolo significa anzitutto ritrarlo, all’opinione pubblica, come irrazionale, infido, irrimediabilmente diverso. Una logica del capro espiatorio che non sembra lasciare alcuno spazio alla contraddizione, ma che sollecita la critica della cultura a impegnarsi nella pratica nobile della demistificazione.

«Perché l’Islam è spesso riconducibile in modo pavloviano a un’intera serie di eventi politici, culturali, sociali e perfino economici? Cosa c’è nell’Islam che provoca una reazione così immediata e irrefrenabile? Cosa rende differente l’Islam e il mondo islamico dall’Occidente, anzi, dal resto del Terzo mondo e, durante la Guerra fredda, anche dall’Unione Sovietica?»


CITAZIONI

«Ogniqualvolta romanzieri, reporter, strateghi-politici ed “esperti” trattano l’“Islam”, vale a dire l’Islam che è attualmente in vigore in Iran e in altre parti del mondo musulmano, pare che non vi possano essere distinzioni tra il fervore religioso e la lotta per una giusta causa, tra la normale debolezza umana e il conflitto politico; il corso della storia fatta da uomini, donne e società non è contemplato come un umano divenire. L’“Islam” sembra fagocitare i variegati aspetti del mondo musulmano, tutti riconducibili in una speciale entità malvagia, priva di ragione.»
«Ogni volta che un musulmano si pronuncia sull’“Occidente”, o un americano sull’“Islam”, inevitabilmente entrano in gioco enormi generalizzazioni che, sebbene rendano possibile forme di scambio, allo stesso tempo ne impediscono altre. Le definizioni sono ideologiche, cariche di forti emozioni e, rimanendo intatte nel corso dei secoli, sono state capaci di adattarsi al mutare degli eventi e delle situazioni.»

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